I Sé primari nascono con l’intento di osservare l’ambiente e le figure di riferimento, così da proteggere il bambino ed assicurarne la sopravvivenza. Ma come si forma la personalità? Quali sono le prime parti che si costellano intorno al nucleo vulnerabile dell’essere appena nato?
I Sé primari nel sistema psichico dell’essere umano iniziano a formarsi subito dopo la nascita.
Questo è il momento in cui si pongono le fondamenta di quella che sarà la personalità adulta, ed è il momento in cui si creano le prime sub-personalità, aspetti psichici, energie interiori.
I Sé primari nascono durante l’infanzia allo scopo di proteggere il bambino e salvaguardarne la sopravvivenza nell’ambiente in cui deve crescere.
Ogni essere umano viene alla luce con una impronta psichica unica ed originale, quella indefinibile qualità che lo identifica e lo rende diverso da ogni altra persona. Questa impronta psichica è portata dal primo Sé: il Puer aeternus, il bambino interiore.
Proviamo ad immaginare un bambino appena nato: è un insieme di bisogni e di vulnerabilità che devono essere accudite. Da questo accudimento dipende la sua sopravvivenza. Il bambino impara molto presto che ad ogni sua azione corrisponde una reazione di rifiuto o di accettazione.
L’istinto biologico alla sopravvivenza farà sì che il neonato impari molto presto a rispondere all’ambiente mettendo a punto comportamenti mirati ad assicurargli calore, protezione, accudimento.
Questi comportamenti sono la risposta dei suoi primi Sé primari: un team formato da un Sé Protettore e un Sé Controllore. Ecco cosa scrivono al riguardo Hal e Sidra Stone creatori del metodo Voice Dialogue:
“Nel nostro processo di sviluppo noi veniamo premiati per certi comportamenti e puniti per altri, pertanto alcuni Sé risultano rinforzati ed altri indeboliti. Noi impariamo bene la lezione e sviluppiamo la “personalità” di conseguenza…In effetti uno dei primi aspetti a svilupparsi nella nostra personalità è il Sé che ci protegge.
E’ come una guardia del corpo, costantemente in cerca dei pericoli che possono stare in agguato intorno a noi e dei modi per meglio salvaguardarci. Incorpora le ingiunzioni parentali e sociali e controlla il nostro comportamento stabilendo un insieme di regole che ritiene garantiranno la nostra sicurezza e l’accettazione da parte degli altri. Chiamiamo questo Sé protettore-controllore.” (Il dialogo delle Voci , Amrita 1996 pag.26)
Il Sè Protettore-Controllore ed altri Sè primari, con il tempo si precisano sempre più e diventano parti della personalità; possono essere considerati i “mattoni” che la costruiscono rendendola una struttura riconoscibile, accettabile, in grado di dare una definizione sociale all’individuo.
Questo è un processo naturale, inevitabile e “buono”, ma a mano a mano che questo team di Sé primari si definisce, l’individuo si allontana dalla sua impronta psichica originale adattandosi al mondo ed a ciò che il suo ambiente (famiglia, scuola, chiesa, società) gli riserva e gli richiede.
In questo naturale adattamento perde il contatto con la sua essenza e con il Sè Puer aeternus, il suo bambino interiore, il suo bambino vulnerabile.
Così, se da una parte è giusto e naturale che i Sé primari si attivino fin dai primi anni di vita per costruire la personalità che mette l’individuo in condizione di vivere in mezzo agli altri, dall’altra finiscono col diventare una prigione, anziché una protezione come era il loro intento originario.
Una prigione che rinchiude in una personalità limitata, impedendo di esprimere completamente le proprie potenzialità e la propria ricchezza interiore.
Precludendo il contato con il Sè Bambino interiore e con la vulnerabilità.
Perché i Sé primari diventano una prigione?
Perché i Sé Primari continuano ad utilizzare le stesse forme di controllo e protezione usate nell’infanzia.
L’individuo è cresciuto, è ormai adulto, ma questi Sé lo vedono ancora con gli stessi “occhiali” di quando era piccolo, indifeso, incapace di cavarsela da solo, di conseguenza continuano ad adottare un rigido controllo, spingendolo a tenere gli stessi comportamenti con i quali ormai si identifica: gentilezza esagerata, condiscendenza, timidezza, chiusura, ribellione, responsabilità disimpegno ecc.
Gli stessi comportamenti che hanno avuto un ruolo ed un significato nel garantirgli la sopravvivenza e l’accettazione altrui.
In secondo luogo, per ognuno dei Sé primari che entra a far parte della personalità operativa dell’individuo, un altro Sè di pari potenza, ma di energia opposta, viene spinto via, viene allontanato dal sistema psichico cosciente per sprofondare nell’inconscio, andando a far parte di quella che Jung chiamava l’Ombra.
Diventando un Sè rinnegato.
Un Sè rinnegato con potenzialità e risorse ormai precluse all’individuo, ma che emergerà nei sogni, nelle fantasie ad occhi aperti, nei lapsus, nelle malattie psicosomatiche, negli scoppi d’ira e che sarà severamente giudicato dal sistema di Sé primari che farà sentire vergogna, paura o indignazione all’individuo.
Come riconoscere i Sé primari
Quando ci si sente bene, quando ci si sente nel giusto e sicuri di sè, si è identificati con un Sé primario (il più forte in quel momento).
Per riconoscere i Sé primari è sufficiente pensare alla immagine di sè che si offre agli altri.
Si pensi a quando, parlando di sè stessi, si dice: “Io sono… Io sono: generoso, buono, responsabile, egoista, gentile ecc.
Facendo un elenco di queste qualità che ci si attribuisce, ci si confronterà con la propria costellazione di Sé primari chiamata ego operativo, o personalità operativa che costituisce il proprio specifico modo di agire e reagire nel mondo.
Sé primari e Sé rinnegati sono i poli opposti di una dinamica psichica presente nella vita di ogni essere umano come altre polarità archetipiche: yin e yang, Puer e Senex, vulneralità e potere.
Essere consapevoli di questo flusso e dell’esistenza di questi Sé come parte di un sistema in cui ogni parte ha la sua ragione di essere, è di grande aiuto nel proprio processo di crescita interiore.
E’ un approccio all’esistenza ed alla percezione di sè stessi più ampio, profondo, appassionante ed indulgente.
Questa è la visione del Voice Dialogue e del suo metodo di lavoro.
La seduta di Voice Dialogue consente di fare l’esperienza dei Sé primari: farli esprimere e parlare durante seduta farà sì che il controllo e l’ansia di adattamento diminuiscano, rivelerà la vulnerabilità che coprono e, nel tempo, farà emergere i Sé rinnegati.
Bibliografia:
- Hal e Sidra Stone Il dialogo delle Voci, Amrita 1996 Torino
- Franca Errani Il caleidoscopio interiore ed Sì collana InnerTeam 2010
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Testo ripreso ed ampliato da un mio articolo pubblicato sulla Guida sogni Supereva in ottobre 2005
Salve,
Potrà sembrarle una strana domanda, ma
volevo porle una questione a proposito del Voice Dialogue:
In base alle sue esperienze e conoscenze, parlando di Sé (o subpersonalità), saprebbe dirmi se è possibile che alcuni Sé si sviluppino in una forma non-umana?
Per non-umana, non intendo soltanto animali o oggetti, ma anche forme “aliene”. Come angeli, demoni, creature mitologiche, o altro.
E se è possibile, può chiarirmi il concetto?
O magari, può suggerirmi dove o come informarmi?
Purtroppo, io non ho trovato nulla al riguardo in rete, e avrei davvero bisogno di un consiglio.
La ringrazio (in anticipo) se deciderà di rispondermi.
-Sirio
Buongiorno Sirio è una domanda molto interessante la tua e rispondo SI’, in base alla mia esperienza e alle centinaia di sessioni Voice Dialogue che ho tenuto e a cui ho assistito ti confermo che ogni Sé o sub-personalità ha una forma diversa umana ,non umana, aliena mitologica archetipica che si sviluppa con quella forma per ragioni legate all’educazione e alla crescita della persona, ma la forma di questi Sé non è immutabile, il suo aspetto e la sua identità possono modificarsi sopratutto quando tale Sé ha la possibilità di esprimersi nella vita del sognatore o quando può “parlare ” in una sessione Voice Dialogue.Ad esempio nella struttura della personalità ci sono spesso guerrieri con lo scudo, oppure personaggi dell’antichità e si può arrivare a d aspetti rinnegati come diavoli, animali o altro. Ci sono Sè che si descrivono anche come una forma geometrica o come un colore. Puoi trovare cenno di una sub-persoanlità mitologica in azione in questo articolo su Jung dove parla del formulazione del concetto di anima ( e nei suoi scritti in genere). E’ importante non considerare i Sé come “altro da sé” ma come aspetti della propria personalità che devo trovare uno spazio nella realtà, un modo accettabile di “esserci”. spero di avere risposto alle tue domande… in ogni caso , io sono qui 🙂 un caro saluto buon anno e grazie per il tuo MI PIACE all’articolo Marni
La ringrazio di cuore, è stata molto esaustiva e chiara. Non esiterò assolutamente a mettere “mi piace” all’articolo, mi è stata molto di aiuto.
Ancora grazie per la disponibilità, e per il link dell’articolo.
-Sirio