La funzione sociale del sogno si affianca al rapporto esclusivo e individuale con il sogno nelle nuove tendenze Dreamwork. Da un convegno del passato gli stimoli e le possibilità che si sviluppano da più antichi, rivisitati e recenti strumenti di lavoro con i sogni.
Un vecchio articolo pubblicato in passato per Supereva è l’occasione per riflettere sulla funzione sociale del sogno, sul metodo del Social Dreaming e sul lavoro di attualizzazione del sogno da compiersi soli o in gruppo.
Questo significa sottrarsi alla necessità di “decifrare“, di tradurre il simbolo, di continuare a dividere fra contenuto manifesto e latente, di partire, per superarla, dalla centralità della visione psicoanalitica, per portare il sogno in una dimensione più attuale e collettiva.
Visione che nasce e si sviluppa dalle correnti degli anni 70 (dalla psicologia umanistica e trans-personale alla psicologia archetipica di James Hillman).
Che si sedimenta sulle esperienze empiriche dalla scuola di derivazione junghiana del dottor S.K.Williams, del Voice Dialogue di Hal e Sidra Stone e di tutti i metodi di lavoro integrati che vedono il sogno, centro della dinamica psichica del sognatore, riflettere uno spaccato di quello che sta vivendo, ma capace anche di offrire indicazioni alternative, risanatrici e creative più ampie di quelle legate al singolo.
Fra tutte il Social Dreaming frutto dell’esperienza del Dottor Gordon Lawrence che all’inizio degli anni ’80 ha sviluppato un approccio al lavoro di gruppo facendo emergere la “relazionalità” che si crea fra i componenti.
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L’individuo parte di un gruppo riflette i comportamenti consci ed inconsci del gruppo stesso e del contesto allargato in cui il gruppo è nato e si è sviluppato.
Così che il sogno raccontato nel gruppo di Social Dreaming diventa espressione di un “sognare sociale” il cui fine non è evidenziare gli aspetti privati dell’individuo, i ricordi del passato o far emergere indicazioni terapeutiche, ma la possibilità di creare una nuova interpretazione della realtà istituzionale in cui si è immersi (gruppo, azienda, partito ecc).
Recuperando, in chiave moderna e finalizzata al cambiamento dall’interno del proprio contesto sociale, l’antico e tribale condividere i sogni che favoriva la comunicazione, la comprensione e integrazione di contenuti collettivi inconsci utili alle aree della vita comune.
La funzione sociale del sogno
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L’occasione per parlare della funzione sociale del sogno e delle tecniche collaterali nate e sviluppate in questi ultimi anni, mi viene da un vecchio convegno intitolato “Sogni miti gruppi” organizzato dall’Università La Sapienza di Roma, in cui si introducono temi legati all’onirico e alle sue radici nella cultura e nei miti collettivi, alla sua influenza sul sociale oltre che alle tecniche di condivisione ed elaborazione dei sogni nel lavoro di gruppo.
Riporto quindi l’articolo di Alberto Lucchetti pubblicato sul Manifesto del 5.06.2002 come testimonianza di un lavoro avviato in Italia da professionisti ed addetti ai lavori che, oltre ad individuare nella funzione sociale del sogno le profonde connessioni fra sogno e realtà in cui il sognatore è immerso, consente di condividerne e ampliarne sentimento e significato.
Un’occasione puntata sul lavoro di gruppo e sull’opportunità attualizzatrice del Dreamwork e delle tecniche espressive e artistiche che fanno da corollario:
“Il sogno, come si sa, ha svolto fin dall’antichità una funzione non marginale, benché variabile, nei gruppi sociali: una funzione sacrale, oracolare o iniziatica, ma anche pragmatica, di guida e mediazione con il mondo esterno.
E anche per questo è strettamente legato ai miti condivisi di un gruppo e di una cultura, alimentandosene e alimentandoli a sua volta.
Un nesso che fin dall’inizio la psicoanalisi ha evidenziato, spesso rilevando nel contenuto manifesto dei sogni immagini e situazioni riconducibili a noti motivi tratti da miti, fiabe e leggende, e mostrando, proprio per questo, come l’interpretazione dei sogni possa fare luce sulle spinte che originariamente hanno creato quei motivi.
Entrambi, sogni e miti, risultando il frutto di una complessa elaborazione e deformazione delle fantasie di desiderio: quelle individuali, nei sogni; quelle “di intere nazioni, e cioè i sogni secolari della giovane umanità” (Freud), nei miti.
Su “Sogni, miti e gruppi” dal 6 al 9 giugno si svolgerà a Roma, organizzato dalla cattedra di teoria e tecniche della dinamica di gruppo della facoltà di psicologia dell’università “La Sapienza”, un congresso internazionale che raccoglierà psicoanalisti e psicoterapeuti di gruppo, docenti universitari, operatori dei servizi psicologici e psichiatrici e studenti.
Un congresso che, oltre a relazioni, panel e workshop, proporrà anche supervisioni di situazioni cliniche che metteranno a confronto modelli e tecniche diverse, nonché vere e proprie esperienze di gruppo, in particolare per sperimentare l’importanza, l’uso e la finalità che possono svolgervi il racconto dei sogni e l’attività onirica: dal “sogno musicale” all’utilizzo di immagini fotografiche o alla produzione di immagini per catalizzare trasformazioni affettive e relazionali in gruppo, alla narrazione del sogno come forma di accordatura delle relazioni di gruppo, fino al cosiddetto Social Dreaming.
Una forma di esperienza di gruppo, quest’ultima, che tende a far emergere il legame del sogno con gli affetti vissuti nei contesti istituzionali o sociali di appartenenza: “Il sogno non appartiene al sognatore“, dice Gordon Lawrence, che anni fa ha messo a punto questa tecnica di gruppo ed è tra i partecipanti al congresso.”
Ma se “il sogno non appartiene al sognatore” sarà proprio la funzione sociale del sogno ad emergere quale possibilità evolutiva e trasformativa per il singolo e per tutto il gruppo.
Sarà l’esperienza illuminata dalla funzione sociale del sogno e le tecniche di Social Dreaming ad evidenziare le relazioni con il contesto storico e culturale (oltre che con gli aspetti archetipici), mettendone in evidenza il ruolo rituale e la possibilità di facilitare le fasi di passaggio di un intero gruppo sociale.
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Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione del testo
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