In questo articolo si prende in esame la vita di Jung e la rottura con Freud oltre ai temi che li hanno uniti ed in seguito divisi. Jung fu il più illustre e convinto seguace di Freud e della psicoanalisi, ma l’evoluzione del suo lavoro lo portò a posizioni diverse, ad una diversa concezione di libido, inconscio e sogni e ad una clamorosa frattura in seno al movimento psicoanalitico.
Per comprendere Jung e la rottura con Freud, la libido, l’inconscio e i sogni è necessario analizzare il rapporto di profonda stima professionale, di profonda amicizia ed intesa intellettuale che si era creato fra i due.
Carl Gustav Jung è stato il più illustre e brillante seguace di Freud, da lui stesso considerato suo unico e degno successore.
Era stato Jung ad avvicinarsi a Freud scrivendogli e manifestandogli tutta la sua ammirazione e fra i due era nata un’amicizia ed una collaborazione professionale condita da frequenti scambi epistolari, collaborazione che fu per entrambi fonte di grande soddisfazione e di crescita.
Freud era lusingato dall’attenzione del giovane psichiatra svizzero internista del celebre Istituto Burgholzli e circondato da personaggi di grande influenza accademica. Attraverso questo rapporto di reciproca soddisfazione intellettuale, mirava anche ad ampliare la cerchia delle sue conoscenze oltre l’ambito ristretto della Vienna mitteleuropea e a radicare la sua nuova dottrina della psicoanalisi anche negli ambiti accademici più rigidi e conservatori.
Jung e la rottura con Freud
La prima incrinatura in questo rapporto nato all’insegna dell’ammirazione e nutrito di intense emozioni, si ebbe nel 1909 in occasione del comune viaggio in America nel quale erano stati invitati a tenere un ciclo di conferenze insieme a Sándor Ferenczi. Un episodio in particolare fu ricordato da Jung come l’origine delle sue riserve sul loro rapporto. Invitato a condividere un sogno, Freud si rifiutò di farlo, spiegando che la sua autorità ne sarebbe uscita minata.
Tuttavia la rottura fra Freud e Jung avvenne più tardi: nel 1912 fu pubblicato il libro di Jung “La libido: simboli e trasformazioni” in cui per la prima volta esprimeva chiaramente le differenze della sua visione di libido, di simbolo, di inconscio.
Anche se non aveva mai abbracciato in toto le teorie pansessualiste di Freud, le aveva appoggiate, analizzate, diffuse, offrendo il suo lavoro e la sua autorevolezza; ma complice una capacità di analisi e di applicazione incredibile, un retaggio familiare in cui la spiritualità era un valore ( il padre era teologo e pastore protestante), ed un carattere attratto dal mistero e dallo spirito, era arrivato a pensare che i che contenuti rimossi e i simboli non fossero di natura prevalentemente sessuale, ma la manifestazione di una energia unica e presente in tutta la natura: la libido.
Jung e la rottura con Freud. La libido, l’inconscio, i sogni
Libido per Jung è la forza vitale, lo slancio che perpetua la vita e che non è legata solo a fattori biologici come avviene nella concezione freudiana, ma comprende aspetti spirituali ed un movimento dinamico verso il futuro.
Jung sposta il suo interesse dalla tradizione scientifica, medica e fisiologica che come Freud possiede, ad un ambito più vasto, comprendente l’animo umano e tutto ciò che lo nutre. Di qui l’interesse per i miti e le favole, la letteratura l’arte e la religione, ed il rimpianto per la massificazione e la perdita di spiritualità del mondo moderno.
Anche nel territorio dei sogni, Jung si differenzia dal maestro, introducendo i concetti di archetipi ed inconscio collettivo ad ampliare le intuizioni di partenza. I sogni si trasformano da prodotto dell‘inconscio individuale, a qualcosa di più completo e misterioso, frutto della creatività del sognatore, ma collegati ad un più ampio repertorio di immagini attinenti all’ inconscio collettivo.
Inconscio collettivo è la parte della psiche sede di contenuti che non sono stati acquisiti personalmente tramite l’esperienza, ma che appartengono all’individuo come rappresentante della razza umana, come eredità genetica.
Inconscio collettivo è il contenitore degli archetipi, forme determinate e simboli di istinti primari presenti in ogni luogo e cultura.
I sogni, nell’ottica di Carl Gustav Jung non sono solo attinenti alla sfera individuale del sognatore, ai ricordi infantili o ai desideri rimossi ed inconfessati, ma si muovono su binari che, dalla coscienza individuale del sognatore, lo conducono verso i territori del collettivo, del trascendente delle possibilità esistenti e non esplorate dalla psiche individuale.
Un’ottica focalizzata non tanto sulla struttura interna del sogno e sulla sua decifrazione, ma sulla finalità del sogno stesso, lo scopo. L’interpretazione dei sogni sarà, in questa visione, lo strumento per comprendere il potenziale evolutivo del sogno stesso.
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Testo ripreso ed ampliato da un mio articolo pubblicato sulla Guida Sogni Supereva nel novembre 2005
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